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Eccentriche visioni


L'emozione dei COLORI nell'Arte

di Roberto Mastroianni

Fino al 23 luglio 2017, nelle sale della GAM-Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino e nella Manica Lunga del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, una mostra straordinaria con più di 400 opere d’arte realizzate da oltre 130 artisti provenienti da tutto il mondo, un viaggio nella storia dell’arte e della percezione che ha al proprio centro i colori e il rapporto emotivo, intellettuale e fisiologico che essi hanno con la struttura profonda dell’essere umano. “L’emozione dei COLORI nell’arte” è la seconda prova di collaborazione fra GAM di Torino e Castello di Rivoli, sotto la direzione unica di Carolyn Christov Bakargiev.

Dopo la concettuale mostra dal titolo “Organismi”, una mostra collettiva capace di prendere occhi, anima e cuore dei fruitori dei due musei, attraverso un viaggio nella storia culturale della nostra percezione dei colori negli ultimi tre secoli.

Il colore in tutte le sue sfumature e accezioni, da quella filosofica a quella biologica, da quella antropologica a quella neuro scientifica, da quella spirituale a quella psichedelica, diventa così il centro di un’esposizione che offre una panoramica sulla storia, le ricerche e le esperienze del colore nella storia dell’arte. 

Opere di movimenti e ricerche artistiche differenti vengono fatte interagire, attraverso molteplici narrazioni che si ricollegano alla memoria, alla spiritualità, alla politica, alla psicologia e alla sinestesia, in un viaggio a tappe rappresentato dalle opere che provengono da collezioni  pubbliche e  private e da musei come il Reina Sofia di Madrid, il Centre Georges Pompidou di Parigi, il Paul Klee Zentrum di Berna, il Munchmuseet di Oslo, lo Stedelijk Museum di Amsterdam, la Tate Britain di Londra, la Dia Art Foundation di New York, la Paul Guiragossian Foundation di Beirut, la Fondazione Lucio Fontana di Milano…, oltre che dai due musei GAM – Torino e Castello di Rivoli.

Un viaggio che si snoda a partire dalle opere di ispirazione teosofica o tantrica (secoli XVIII- XIX), che fanno delle forme-colore strumenti per la meditazione e la trasmissione immateriale del pensiero, passando per le teorie di Isaac Newton e Johann Wolfgang von Goethe, la scoperta ottocentesca della fisica e chimica dei colori e lo sviluppo dei colori sintetici derivati dal catrame di carbone, fino alla standardizzazione industriale dei colori con i vari codici RAL e Pantone.

L’emozione dei COLORI nell’arte riesce pertanto a mettere in scena un gioco/dialogo tra la luce, le forme, le vibrazioni del colore, la forma e il ritmo del gesto artistico e della materia e il mondo affettivo e percettivo dell’essere umano, indagando i processi di produzione artistica a partire dalla pittura per arrivare al digitale.

Se l’obiettivo della mostra era in qualche modo liberare l’esperienza dei colori dagli schemi che la standardizzano, rendendola scontata, pare essere stato perfettamente centrato, fornendo una lettura emozionale e, al contempo, oggettiva e scientifica del colore e restituendo la ricchezza di un’esperienza estetica che da sempre ha dovuto fare i conti con gli elementi del ritmo, della rappresentazione delle forme e del colore.

Nonostante il troppo denso allestimento della Gam, in cui le opere sembrano non avere lo spazio per respirare e presentarsi nella propria forza e imponenza, si possono osservare un Pellizza da Volpedo capace di esprimere grazia, raccoglimento e intimità o due Fontana talmente potenti da poter dialogare perfettamente con i Kandiskij, i Matisse e i Klee diventando essi stessi il centro e il valore aggiunto di una mostra molto densa. Si assiste così alla messa nello spazio di una narrazione che parte dal più tradizionale colore in pigmento fino al colore nella forma della luce dei neon e al colore digitale in video, capace di far dialogare con la riproduzione realistica del colore all’astrazione di Kandinskij e i monocromi di Klein, mettendo in scena la parte più storica della mostra: dai futuristi Balla, Depero, Russolo ai fauves nella figura del capostipite Henri Matisse e di Sonia Delaunay, da Paul Klee a Vasilij Kandinskij, da Victor Vasarely alla riscoperta di Hilma af Klint; Mark Rothko, Carla Accardi, Lucio Fontana, Enrico Castellani, Yves Klein… fino a Nicola de Maria e il psichedelico Jim Lambie. Passando attraverso le ricerche optical del Gruppo Mid, dell’artista venezuelano Carlos Cruz-Diez e dell’americano Turrell.  

Allestimento di maggiore respiro, invece, quello del Castello di Rivoli che raccoglie in prevalenza opere d’arte contemporanea, dagli anni Sessanta a oggi: da Alighiero Boetti a Damien Hirst, da Andy Warhol a Anish Kapoor, da Gerhard Richter a Gilberto Zorio, da Giorgio Griffa a Tony Cragg, fino alle ricerche più recenti di Heather Phillipson e Liu Wei che indagano il “colore digitale”.

Una mostra insomma che approfondisce il nesso tra la realtà e l’esistenza umana, mettendo in luce il valore di quella qualità primaria dell’esperienza estetica che è il colore.

Una mostra capace di risucchiare lo spettatore in un vortice di sensazioni che, come in un caleidoscopio, frammentano e ricompongono il reale e la sua relazione con le strutture profonde della percezione restituendo profondità allo sguardo che viene trascinato in una “camera delle meraviglie” di forme e ritmo che restituiscono la complessità del nostro ambiente esistenziale e sociale.

Un tema banale e quasi scontato che diviene la chiave di accesso ad un’esperienza estetica capace di rendere gli adulti bambini stupiti davanti all’arte e i bambini potenziali filosofi e ricercatori del senso di tutte le cose. Una mostra che restituisce il valore spirituale dell’arte in modo accessibile e immediato e che si presenta come una grande macchina educativa, che presenta il “romanzo” della storia dell’arte degli ultimi tre secoli attraverso alcune opere esemplari di artisti che hanno cambiato lo statuto e l’essenza stessa della pratica artistica attraverso le loro ricerche e sperimentazioni. Colpisce il fatto che un’istituzione museale, sempre di più soggetta a problemi di budget, sia riuscita a dar forma a una mostra di così alto livello e valore sociale.

È fuori di dubbio che il merito sia tutto da attribuire alla Direttrice capace di coniugare con il suo coordinamento curatoriale rigore scientifico, attitudine pop e raffinatezza e prevedibili ottimi risultati di sbigliettatura.

Questa mostra è la dimostrazione che le nostre istituzioni museali possono ancora essere luoghi di ricerca e disseminazione del sapere e della sensibilità estetica, presentandosi come spazi di formazione del gusto e della sensibilità dei cittadini, svolgendo un ruolo civico, diventando un motore di welfare culturale per un’intera comunità.

Con questa mostra l’arte moderna contemporanea torna al centro della Città, dimostrando che attingendo ai saperi ed alle competenze dei lavoratori delle nostre istituzioni museali si possa mettere in forma un’offerta culturale di prim’ordine che sia capace, al contempo, di diventare motore di aggregazione per il grande pubblico.

La vocazione torinese per le arti del contemporaneo assume quindi la forma di una relazione stretta tra il territorio, i propri giacimenti culturali e le aspirazioni dei fruitori ed i concetti organizzatori dei curatori, che si presenta come un unicum a livello nazionale proprio nella sua vocazione alla sperimentazione con poche risorse economiche ed  il rispetto per la propria identità e storia. 

La sensibilità interdisciplinare dei curatori mostra inoltre la strada di una possibile interazione tra passato e futuro, innovazione e tradizione che trova nel dialogo incessante tra percezione ed opere un motore di valorizzazione del patrimonio culturale.

 

In mostra opere di:  Anonymous Tantra drawings, Isaac Newton, Johann Wolfgang von Goethe, William Turner, Friedlieb Ferdinand Runge, Michel Eugène Chevreul, Antonio Mancini, Édouard Manet, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Annie Besant, Lea Porsager, Erin Hayden, Stanislao Lepri, Mikalojus Konstantinas Čiurlionis, Piet Mondrian, Gabriele Münter, Wassily Kandinsky, Alexej von Jawlensky, Marianne von Werefkin, Edvard Munch, Hans Richter, Henri Matisse, Leo Gestel, Luigi Russolo, František Kupka, Giacomo Balla, Hilma af Klint, Paul Klee, Johannes Itten, Fortunato Depero, Sonia Delaunay, Oskar Fischinger, Francis Picabia, Alexander Calder, Josef Albers, Mario Nigro, Giulio Turcato, Nicolas De Staël, Hans Hofmann, Mark Rothko, Pinot Gallizio, Karel Appel, Asger Jorn, Paul Guiragossian, Fahrelnissa Zeid, Atsuko Tanaka, Shōzō Shimamoto, Lucio Fontana, Yves Klein, Enrico Castellani, Piero Dorazio, Carla Accardi, Victor Vasarely, Tancredi Parmeggiani, Giulio Paolini, Mario Schifano, Alejandro Puente, Sergio Lombardo, Estuardo Maldonado, Carlos Cruz-Diez, Luis Tomasello, Warlimpirrnga Tjapaltjarri, Kenny Williams Tjampitjinpa, Michelangelo Pistoletto, Arman, Andy Warhol, Gerhard Richter, Alighiero Boetti, Ellsworth Kelly, Donald Judd, Dan Flavin, James Turrell, Jordan Belson, James Whitney, John Latham, Pietro Caracciolo / Agata Marta Soccini / Ruben Spini, Gustav Metzger, Claude Bellegarde, Gruppo MID, Rupprecht Geiger, Piero Gilardi, Pino Pascali, Helio Oiticica, Raymundo Amado, André Cadere, Franz Erhard Walther, Bas Jan Ader, Lawrence Weiner, Gilberto Zorio, Giovanni Anselmo, Lothar Baumgarten, Mel Bochner, John Baldessari, Robert Barry, Sigmar Polke, Gotthard Graubner, Giorgio Griffa, Channa Horwitz, Nicola De Maria, Tony Cragg, Anish Kapoor, Ettore Spalletti, Haim Steinbach, Wolfgang Laib, Katharina Fritsch, David Hammons, Irma Blank, Thomas Ruff, Damien Hirst, Liam Gillick, Jim Lambie, Arturo Herrera, Olafur Eliasson, Walid Raad & The Atlas Group, Edi Rama, Anri Sala, Ryan Gander, Ed Atkins, Hito Steyerl, Theaster Gates, Etel Adnan, Eugénie Paultre, Giuliano Dal Molin, Cheyney Thompson, Ye Xianyan, Maria Morganti, Mika Tajima, Basim Magdy, Rose Shakinovsky, Simon Starling, Moon Kyungwon & Jeon Joonho, Aslı Çavuşoğlu, Lara Favaretto, Liu Wei, Kerstin Brätsch, Camille Henrot, Heather Phillipson, Otobong Nkanga, Bracha Ettinger, Vittorio Gallese & Martina Ardizzi / Università di Parma.

 

25 Aprile 2017

 


Creatività e nuove centralità urbane:

"L'OPERA VIVA" di Alessandro Bulgini

di Roberto Mastroianni

 

L“OPERA VIVA”, di Alessandro Bulgini diffidare dalle imitazioni mi raccomando, è il progetto artistico che Bulgini porta avanti nelle periferie del mondo a partire da quella torinese di Barriera di Milano.

L’artista visivo e performer torinese ha dato vita a una serie di interventi (cartellonistica pubblica, disegni al gessetto sui marciapiedi, installazioni) nelle periferie di Taranto, Livorno, Cosenza, Calais… che attraverso gesti semplici e fondamentali, professano la solidarietà, la fraternità, l’uguaglianza, dando forma a una visione dei rapporti umani basati sul riconoscimento e il coinvolgimento dell’altro nella realizzazione di interventi di arte pubblica e partecipativa capaci di diventare parte integrante della nostra vita quotidiana, spingendo fruitori e abitanti delle nostre periferie ad interrogarsi sulla propria condizione e a ripensare la loro vita ai margini in contrasto con il sistema dell’arte e le retoriche dominanti.

È metafora navale il termine “operaviva”, che indica la parte sommersa di uno scafo, l’invisibile che muove, tiene a galla e sta sotto, mentre la parte emersa, per paradosso, è “operamorta”.

In tale prospettiva, l’arte viene chiamata a nutrirsi della parte viva della società e delle sue contraddizioni in modo da portare a rappresentazione tutte le energie che attraversano le nostre periferie, e che un giorno daranno forma a “nuove centralità” urbane e sociali. 

 

21 Marzo 2017

 


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