Carella Amerigo


Torino, 1940. Torino 1999

 

“La mia storia inizia con la fine del libro: Com’ero buffo quando ero un burattino!”

Amerigo Carella

 

“Pur lavorando nell’area del fantastico e del surreale, Amerigo Carella rifugge da canoni imposti per iniziare un’avventura su nuove strade della fantasia. (…) La sua pittura non si limita a descrivere personaggi più o meno riconoscibili; scopre, invece, le tracce della presenza in atto, là dove il senso e la portata dell’esistenza vengono di continuo reinventati, là dove la vita è magma informe che la presenza (dell’uomo) può modellare a sua immagine e somiglianza. Senza esitazione, va detto che i dipinti di Amerigo Carella sono un raro quanto seducente esempio di arte fantastica, di tale cifra stilistica – singolarmente e nell’insieme – da non avere termine di paragone in Italia.”23

“Nei suoi lavori la marionetta è sempre stata in qualche modo presente, non in maniera esplicita ma attraverso l’esistenza del “filo”.

Il “primo filo” di mio papà pittore comparve nei disegni e acquarelli del 1971, all’età di 31 anni, con l’opera intitolata “Sul filo”, ove diceva di rappresentare se stesso, nella difficoltà della vita, dell’incertezza, del pericolo da superare: rappresentando una figura che cammina in equilibrio su un filo che attraversa la superficie da un lato all’altro.

Nei suoi lavori il riferimento al filo è doppio, in quanto le figure non solo camminano sui fili, ma il loro corpo è costituito da una matassa che le comprimono, evidente dalle pose costrittive che simboleggiano le limitazioni cui giace l’uomo non libero di vivere i suoi sogni e desideri, e allo stesso tempo scomposte nello sforzo di uscirne.”24

“Carella ha scelto, secondo inclinazione, un’area di ricerca e di operazione che spazia da certe trasparenze di Ad Reinhard alla potenza di alcune figure di Fernand Léger, il suo “territorio” è dunque assai vasto, ma anche talmente impraticabile da non consentire, in nessun caso, “abbassamenti di tensione”: i risultati – i quadri e i disegni, cioè mostrano come Carella, nell’introdursi nell’uomo, sia capace di una lucidità e di una intransigenza almeno insolite”.25

 

 

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23 Massimo Melotti, Carlo Munari, La Città Magica. Arte surreale e fantastica a Torino. Vercelli, Giorgio Tacchini Editore, 1979, p.126

24 http://guizzidimarionette.blogspot.it , accesso 31 agosto 2015

25 ID. ibid.