Le nostre radici


“L’arte adempie, tra gli altri, al compito di conservare, di ridare un po’ di colore anche a concezioni spente, sbiadite; quando assolve a questo compito, essa intesse un legame intorno a epoche diverse e ne fa tornare gli spiriti. Quella che così nasce è invero solo una parvenza di vita, come sopra delle tombe, o come quando ci tornano in sogno morti cari, ma, almeno per qualche istante, il vecchio sentimento si ridesta e il cuore batte con un ritmo ormai dimenticato.”

F. Nietzsche, Umano troppo umano, Dell’anima degli artisti e degli scrittori.

 

Il concetto su esposto ha fortemente influito sulla genesi e sul percorso intrapreso da Magica Torino: l’arte in quanto trait d’union con il nostro passato.

Siamo una generazione sopraffatta dai continui mutamenti e da una tecnologia che ci offre mezzi in rapida ed esasperata evoluzione, cui non si fa nemmeno in tempo ad abituarsi, accelerando l’esecuzione di quasi tutte le nostre azioni, eppure, ciò che più manca, è il tempo.

Sempre più, nelle Gallerie d’arte, ovunque esse si trovino, dove sono esposte opere di valore inestimabile, non solo economico ma soprattutto artistico e concettuale, accade di vedere persone, di qualunque età, che si soffermano pochi, pochissimi istanti davanti all’opera, quasi con distrazione, preoccupate più che altro di fare uno di quei tanti ed ormai inflazionati “selfie”, voltando le spalle ad un Mirò, uno Chagall, un Picasso per fotografarsi e farlo sapere a tutti.

Non c’è emozione ma esibizione.

Di fronte a certi capolavori ci deve essere attenzione, raccoglimento, commozione o non abbiamo capito proprio niente. Lo so, non c’è tempo. Prendiamolo, rubiamolo, sottraiamolo a tutti quei gesti, spesso superflui, che ci obblighiamo a fare e che l’unità di misura del nostro tempo sia il battito del cuore e non la banda larga.

Quelli che vedrete nella Galleria virtuale di Magica Torino sono molti dei nostri grandi artisti del passato, sono i nostri, i vostri punti di riferimento, sono le nostre radici dalla cui linfa abbiamo il diritto ed il dovere di attingere il nutrimento per continuare a far fruttificare il grande albero dell’Arte.

Quando osserviamo le loro opere “il cuore torna a battere con un ritmo ormai dimenticato ed il loro spirito torna a vivere”. Immaginiamoli camminare per le strade di una Torino ben diversa da quella che oggi vediamo.

Pochissime auto, con le portiere che si aprivano al contrario, pochi tram dapprima mossi dai cavalli e poi elettrici, il ghiaccio venduto a blocchi da mettere nelle ghiacciaie, niente smog ma nebbia e, in inverno, tanta neve raccolta in cumuli da spazzaneve trainati da cavalli. 

Vediamo “pittori, studenti, reduci dai vari fronti, scrittori falliti e con molti progetti, giornalisti intellettuali, che discutono, si confrontano con teorici, spiritisti, seminaristi ormai senza credo” (La città magica. Arte surreale e fantastica a Torino. M.Melotti.

C.Munari. G.Tacchini editore).

Seguiamoli quando s’incontrano in una soffitta, quasi fossero dei Carbonari, per parlare di arte, di tutto ciò che avesse a che fare con il misterioso ed il fantastico, di progetti ambiziosi con la fiamma nel cuore e, forse, la paura di farsi sentire perché le immagini e gli orrori della guerra scorrono ancora nei loro occhi.

Sentiamoli preoccupati non a fare gli artisti ma di esserlo.

Ciò che oggi siamo lo dobbiamo, in parte, anche a ciò che essi sono stati.

 

Ogni nuova opera d’arte, anche la più innovativa e rivoluzionaria contiene in sé il germe di ciò che è già stato, “nulla si distrugge, tutto si trasforma”. 


Abacuc


Lorenzo Alessandri


Lamberto Camerini



Italo Cremona


Davide De Agostini


Rocco Forgione



Walther Jervolino


Giovanni Macciotta


Sergio Minero



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