CHI SONO
Avrebbe potuto presentarsi in molti modi ma Mauro Anetrini, Socio Onorario di Magica Torino, ha scelto di dire di sé attraverso una delle sue bellissime e delicate novelle, nate dalla sua esperienza di lavoro in Afghanistan.
Chi si reca in quella terra, una delle più povere del pianeta e delle più flagellate dalle guerre continue e sanguinose, non può che tornare con qualcosa in più e di diverso nel proprio bagaglio: Mauro Anetrini ce lo racconta, con profonda sensibilità e rispetto, in brevi narrazioni cui, tutti noi, non possiamo né dobbiamo restare indifferenti.
Tell me your name
C'era una volta un bambino, nato nei sobborghi della polverosa Kabul, il quale quotidianamente percorreva la strada che separava la sua casa dalla piccola scuola cui era iscritto e, sempre quotidianamente, incrociava una donna, coperta dal burka, la quale, vedendolo, alzava la mano e la portava al cuore, in segno di saluto.
Il bambino, troppo piccolo per cogliere il significato di quell'abbigliamento, ma abbastanza scaltro da comprendere che, sotto quel velo, qualcuno ci doveva pur essere, un giorno decise di fermarsi e di parlare con la sconosciuta.
"Perché ti nascondi, se mi conosci così bene da salutarmi?", le disse con tono deciso.
"Perché non mi è consentito mostrare il mio volto in pubblico", rispose, gentile, la donna.
"Ma se mi accompagni a scuola, mi fai vedere il tuo volto?", replicò immediatamente il ragazzino.
"Non posso venire a scuola, sono una donna".
"Avrai, almeno, un nome. Dimmelo, così che io possa ricordarmi di te e riconoscerti, se mai dovessi incontrarti ancora".
"Il mio primo nome non posso dirtelo, perché solo Dio può conoscerlo. Il secondo è Giada, come quello della pietra che ti regalò tua madre e che porti sempre in tasca".
"Allora, questa pietra mi racconterà di te. Inshallah, signora".
"Inshallah, ragazzo".
Inshallah Kabul