PINOCCHIO: diritti e rovesci di un bambino di legno



La figura di Pinocchio, il burattino di legno che vuole diventare un bambino vero, rappresenta un’immagine mitica di cui molti adulti, me compreso, serbano un vivo ricordo che riporta all’epoca delle favole, insostituibili compagne di viaggio della fanciullezza.Le avventure di Pinocchio appartengono a quell’inestimabile patrimonio che contribuisce a definire l’identità culturale di un paese: il fortunato racconto nato dalla penna di Collodi ci ha fatto sorridere, emozionare e spesso identificare negli slanci generosi così come nei difetti vistosi del suo beneamato protagonista. 

Ma al di là della narrazione favolistica, fra le righe si possono rintracciare allegorie che, attraverso personaggi-simbolo, moltiplicano le chiavi di lettura di questa storia avvincente che offre anche agli adulti spunti di riflessione dal valore universale.

Quel burattino appare così diverso eppure così simile agli umani, mentre le sue peripezie avvengono in un mondo spietato in cui troppe volte, oggi come all’epoca di Collodi, non c’è spazio per i semplici, gli innocenti, gli autentici. Il suo perenne successo e l’attualità nascono dunque dalla sublimazione delle caratteristiche dei bambini, in episodi metaforici che finiscono per apparire più veri del vero. Pinocchio è un bambino di legno che reclama con forza i suoi diritti di bambino a tutti gli effetti: il diritto alla vita, a una casa, alla famiglia, all’istruzione, alla salute, al gioco, alla giustizia.

Ritengo dunque particolarmente significativa questa mostra, che vuole essere occasione per richiamare l’attenzione collettiva sui diritti dell’infanzia, tema al quale il Consiglio regionale dedicherà un convegno di approfondimento. Si intende in questo modo ricordare le problematiche di un’età cruciale nello sviluppo dell’uomo, che dovrebbe essere spensierata e protetta e che spesso finisce invece per essere negata e traumatica anche in molti contesti più vicini a noi di quanto non si creda.

Il mio augurio risiede nella speranza di rafforzare la consapevolezza generale della centralità della difesa dei diritti di ogni bambino, anche attraverso il richiamo a un personaggio come Pinocchio, di cui l’esposizione offre una variegata immagine attraverso opere pittoriche, libri, oggetti e cartoline di celebri illustratori.

Perché è vero che l’uomo si realizza nella maturità, ma è altrettanto vero che tutti i grandi uomini hanno saputo mantenere anche nell’età adulta quel poco di stupore infantile che consente di entusiasmarsi di fronte alle piccole e grandi scoperte della vita.

 

 

Mauro Laus

Presidente del Consiglio regionale del Piemonte 


PINOCCHIO. Diritti e rovesci di un bambino di legno

 

 

Pinocchio, figura simbolica, difficile e pungente, ha stimolato fantasia e creatività di numerosi illustratori che hanno delineato un’allegoria ancora oggi controversa e mi-steriosa. Il burattino più amato di tutti i tempi, sempre in fuga e sfuggente, ha poco a che fare con la soavità del mondo dell’infanzia, tanti e tali sono i risvolti contradditori e, per certi versi preoccupanti, che le differenti chiavi di lettura mettono in luce.

Da questa considerazione, l’Associazione Culturale Magica Torino ha ideato la mostra “Pinocchio. Diritti e rovesci di un bambino di legno” che il Consiglio regionale del Piemonte, nell’anno dedicato ai diritti dei bambini, ospita nelle sale della Galleria Carla Spagnuolo.

L’esposizione ha la finalità di evidenziare, attraverso opere pittoriche, grafiche, oggetti e pubblicazioni originali, il percorso tematico e filosofico con cui si è coniugata la storia di Pinocchio, burattino-bambino, con i diritti dell’infanzia, ancora oggi, spesso negati.

Il protagonista del libro di Collodi, nei confronti del quale proviamo sentimenti contrastanti in seguito alle molteplici disavventure delle quali, spesso, è causa, inquieta già quando si stacca da Geppetto ed agisce indipendentemente dal suo creatore, divenendo l’archetipo del burattino stesso. Pinocchio nasce da un pezzo di legno, proveniente da un albero del quale s’ignora la specie, non ha una madre, ma un padre, Geppetto, vecchio e sterile, che lo desidera come sostegno per la vecchiaia. Non è generato da un gesto d’amore disinteressato, ma dall’egoismo e, soprattutto, viene creato burattino di legno e non viene apprezzato per ciò che è, un diverso, al contrario è viva la speranza che infine diventi un bambino come tutti gli altri, uguale a tutti gli altri, buono, mite ed obbediente, il suo opposto.

Pinocchio è, senza dubbio, il figlio che nessuno vorrebbe avere: disubbidiente, bugiardo, anarchico, ribelle, violento, irriverente, a volte cinico, amorale, opportunista, assassino, quando colpisce con una martellata il Grillo Parlante per zittire la coscienza scomoda, un delinquente che finisce in prigione, non ama studiare, marina la scuola e si fa influenzare dalle cattive compagnie. Oggi lo si definirebbe un soggetto borderline che vuole vivere ai margini di una società che non ama e che non lo ama, da rinchiu-dere in un riformatorio od affidare agli assistenti sociali nel tentativo di raddrizzarlo e rimetterlo sulla retta via, anche se da solo, infine, riesce sempre a cavarsi d’impiccio. Se Collodi lo avesse scritto ai giorni nostri, Pinocchio forse sarebbe uno di quei ragazzi che fanno i cortei, imbrattano i muri delle case ed i monumenti scrivendo slogan provocatori, occuperebbe una casa in modo abusivo, vivendo in una specie di Paese dei Balocchi simile ad una comune di sbandati.  

Se l’intenzione di Carlo Collodi era quella di scrivere un libro per bambini con finalità educative, in qualche modo rassicurante, possiamo affermare che il risultato sia stato tutt’altro: una storia per adulti che scuote gli animi perché pone l’accento sulle ingiustizie e le cattiverie. Quando si leggono le sue avventure è necessario sforzarsi di superare il moralismo, scavare nelle viscere dei personaggi per avere una visione più aderente alla realtà di un Pinocchio che è elemento complesso e scomodo. L’ammonimento parrebbe tutt’altro che edificante: bisogna essere furbi per sopravvivere, il lavoro non paga (lo spiega bene l’episodio dell’ortolaio Giangio che sfrutta un povero asinello sino a farlo morire di fatica e di fame), la società e la giustizia non aiutano, le stesse fate ricorrono ad artifici e ricatti per ottenere ciò che vogliono, infine la trasgressione diventa il viatico per giungere alla metamorfosi.

Molteplici sono le interpretazioni date alle intenzioni affidate da Carlo Lorenzini al suo burattino: pedagogiche, idealistiche, teologiche, antropologiche, psicoanalitiche, esoteriche, ma l’affermazione di Benedetto Croce: “Il legno, di cui è tagliato Pinocchio, è l’umanità”, è forse quella più veritiera. 

Nel leggere, rileggere le sue avventure ancora oggi ci si pone l’interrogativo: se Pinocchio fosse stato un bravo burattino sarebbe diventato ugualmente un bambino in carne ed ossa? Dunque la provocazione di Collodi potrebbe essere: quanto “male” occorre per essere o diventare umani? Pare di sentire il “bambino dotato” di Alice Miller pronunciare le sue accorate parole: «Come sarebbe andata se di fronte a voi, ci fosse stato un bambino cattivo, rabbioso, brutto, geloso, pigro, sporco e puzzolente? Dove sarebbe finito, in tal caso, tutto il vostro amore? Eppure io ero anche tutto ciò. Ciò non vorrà dire, forse, che non io fui amato, ma ciò che fingevo di essere? Che ad essere amato fu il bambino educato, ragionevole, scrupoloso, capace di mettersi nei panni degli altri, il bambino comodo che non era affatto un bambino?...»

 

 

Barbara Colombotto Rosso

Presidente Associazione Culturale Magica Torino


Credits

Organizzazione generale

Barbara Colombotto Rosso

Alex Donadio

 

Allestimento

 

Alex Donadio

 

Catalogo a cura di

Barbara Colombotto Rosso

Alex Donadio

Giorgio Lusso

  

Progetto e realizzazione grafica

Giorgio Lusso

 

Fotografie

Lorenzo Taddei

 

Testo critico

Roberto Mastroianni

 

Altri testi di

Mauro Anetrini

Luciano Curreri

Alex Donadio

Angelo Pezzana

Catterina Seia

Domenico Tangolo

Pompeo Vagliani

 

 

Revisione testi

Barbara Colombotto Rosso

Francesca Rosso Chioso

 

Realizzazione video Pin-Occhio”

Regia

Alex Donadio

Montaggio 

Lorenzo Taddei

Musiche

Luigi Antinucci

Produzione

Domenico Gregnanin

 

 

Con il patrocinio di:

 

- Fondazione nazionale Carlo Collodi

www.pinocchio.it/fondazionecollodi

 

- MUSLI  Museo della Scuola e del Libro per l'Infanzia (Fondazione Tancredi di Barolo)

www.fondazionetancredidibarolo.com

 

- Istituto per i Beni Marionettistici e il Teatro Popolare

www.istitutoteatropopolare.com

 

 

 

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